«Revenge» di Mary MorrisCome si racconta un’amicizia malata? Se c’è un modo forse è proprio quello che ha scelto Mary Morris. Ma è un’amicizia che non ha nulla di sano. È morbosa, intessuta di piccole vendette e sottili esaltazioni, di eccessivo attaccamento, emulazioni e invidie. Qual è il confine tra il limite del cielo e l’orlo dell’abisso?

Due artiste, e forse per questo ci appaiono più propense ad assorbire e restituire gli stimoli che sono tipici di un rapporto tra amiche ma che vengono qui acuiti ed esasperati fino a sconfinare nel vampirismo. L’una trae dall’altra la forza di rialzarsi, l’altra succhia la vita alla prima, lasciandole l’illusione di restituirle una speranza, ma appropriandosi della sua storia e nascondendo la propria.

Lo sfondo è un college americano, tipico ambiente di competitività che ben si accorda alle atmosfere di una storia raccontata sul doppio livello: quello che vediamo accadere tra le due amiche e quello che accade rivissuto nei ricordi e riportato tra le pagine di un libro che è anche il titolo del romanzo. Gioco di specchi, ripetuto più e più volte. Entrambe le protagoniste sono artiste, appunto, sono l’una scrittrice e l’altra pittrice. Entrambe raccontano storie, con la loro arte. Ma sono restie a raccontare fino in fondo la propria. Almeno finché il sottile gioco di confidenze può mantenersi al sicuro da ogni complicazione morbosa.

Prima o poi l’abisso attende entrambe. Ma paradossalmente sarà quell’abisso a salvarle. Separandole, ma restituendo all’una e all’altra la tranquillità che avevano smarrito e disperatamente tentavano di nascondere. La scrittrice a caccia di storie, vampira di storie, apre uno squarcio non troppo lusinghiero sul mondo degli autori che non sempre attingono alla fantasia personale per costruire il proprio successo. Si fanno cacciatori spietati. Macchine produttive, senza concessioni a se stessi e agli altri.

La pittrice cade nell’ossessione. Che si ripete ma muta forma, allo stesso tempo. Smascherare la donna che ha distrutto suo padre, l’ultimo baluardo di sicurezza che le rimaneva, sembra essere il primo e unico scopo. L’amica in cui ritrova certezze e stabilità, poi. Una casa, infine, nella quale ritroverà se stessa. È grazie all’ossessione che uscirà dal vortice di distruzione nel quale si è cacciata. Dipingendo ossessivamente quella casa, che è scrigno di ricordi ma anche di segreti. E di oblio. Frugandovi dentro ritroverà verità dimenticate, sepolte e nascoste con cura.
E la decisione di raccontare quella storia solo per vendetta le si ritorcerà contro: diventerà vendetta dell’amica scrittrice che non ammette che si frughi tra i propri segreti (cosa che sembra ritenere le appartenga in esclusiva).

Ci sono tutti gli estremi di una storia ansiogena e pericolosa: al lettore si rivelano profondi bui squarci interiori capaci di dare le vertigini. È sconvolgente la ferocia dissimulata con cui le due donne si attaccano l’una all’altra per poi altrettanto ferocemente strapparsi via brandelli di personalità. Attraverso i ricordi condivisi o tenacemente celati, attraverso un ininterrotto scambio di storie: sotto forma di libri, lettere, esperienze condivise prima. E infine di racconti laceranti e segreti inconfessabili.