copertina_matrioska.jpgIn questa occasione non parleremo di un libro recentemente pubblicato, ma di un romanzo edito nel 2001: Matrioska di Stefania Nardini, Pironti Editore.

Lo segnaliamo e ne parliamo con l’autrice perché la sua opera è stata appena pubblicata in Ucraina, dalla rivista Vsesvit (http://www.vsesvit-journal.com/) e ciò, certamente, rappresenta un evento culturale molto interessante.

Matrioska narra la vicenda umana di Irina, quarantenne, ex insegnante di liceo, separata, con una figlia. Nonostante una laurea in tasca, la donna è costretta a lasciare il suo Paese con un viaggio iniziato nel cuore della notte e che la porterà alla clandestinità, che la porterà a diventare una cameriera clandestina in Italia. Una storia del post-comunismo, quindi, vista dagli occhi di una giornalista: Stefania Nardini.

Parlaci di te, del tuo lavoro…

Il mio lavoro […] Io sono giornalista. Ho iniziato giovanissima come si usava alla mia epoca, quando si imparava il mestiere come garzoni di bottega. Ho lavorato in varie testate nazionali, alla RAI, poi ho lasciato, nel senso che ho lasciato il «posto» di redattrice a Il Mattino dopo dieci anni. La professione di cui sono innamorata mi ha tradita.È cambiata. E allora stop. Un po’ come capita con i fidanzati.

Quando hai iniziato a scrivere… e a pubblicare…

Ho iniziato a diciotto anni con i giornali. Il mio primo libro è stato un’avventura. Si chiama Roma Nascosta e lo scrissi con Fabio Martini, oggi inviato de La Stampa, per la Newton Compton. Era una guida ai luoghi inaccessibili della città, Roma appunto, la mia città. Lo scrissi con la mia Olivetti. Una fatica incredibile a ripensarci oggi. Il libro ebbe un discreto successo, ne sono state pubblicate quattro edizioni; è ancora in vendita anche se meriterebbe qualche aggiornamento. Poi ho collaborato alla stesura di altri libri.

Già quando uscì, nel 2001, Matrioska fece parlare di sé…

Devo ammettere che se ne parlò. Fui ospite al Costanzo Show, alla trasmissione di Gigi Marzullo, mi intervistò la RAI, ne parlarono molti giornali. Anche se, curioso a dirsi, feci solo una presentazione alla Feltrinelli di Milano.

Come è nata l’idea di scrivere questo romanzo?

È nata da un’esperienza personale. Dopo l’uscita dal giornalismo sono andata a vivere nel mio casale in Umbria. Una casa molto grande che avevamo ristrutturato. Per gestirla avevo bisogno di un aiuto. Mio marito mi convinse ad assumere una domestica. Il sistema era quello delle inserzioni civetta delle agenzie di collocamento clandestine. Io avevo un rifiuto per questo tipo di approccio, da giovane avevo fatto un’inchiesta per Il Messaggero proprio su questo traffico. Comunque mi lasciai convincere. Andai a Roma, mi ritrovai in uno squallido ufficio con la «merce» , cioè le donne, esposta.
Allucinante! Mi guardavano. Mi sentivo un verme. I loro occhi erano stanchi e pieni di dolore, non so come facessero a sorridere. Mi dissi che forse assumendone una le avrei evitato qualche brutta avventura. Così conobbi Irina. Per me una sorella. Una donna straordinaria, di grandi sentimenti. Lei vedeva che leggevo molto e mi chiedeva perché non tornavo a scrivere.
Metteva il dito sulla piaga […]

Conoscevo tutta la sua storia. E così nacque Matrioska.
Per scriverlo ho vissuto un periodo in Ucraina, in una situazione non proprio rosea. Era il periodo in cui avevano ucciso nove giornalisti che si erano opposti al regime.
Comunque ripercorsi luoghi, conobbi gente, cercai di mettermi nella pelle di coloro che vivevano quella realtà. Era inverno: 30 gradi sotto zero, ed io sono anche freddolosa!
A Irina sono ancora grata […]

Come si è realizzato questo progetto di traduzione in ucraino?

Questo libro è stato un percorso in cui ho incontrato tanti angeli. A Kiev avevo come assistente una ragazza che parlava italiano, Vita, che mi prese per mano facendomi scoprire la letteratura del Paese, la scrittura delle donne. Con una pazienza straordinaria. Andrei Omelianik invece è un giornalista, che mi ha aiutata materialmente ad organizzarmi per il soggiorno e che ha avuto la generosità di tradurre il libro. Anche lui parla perfettamente italiano. E lo ha fatto come un atto d’amore per il suo Paese. Infatti per anni Matrioska è stata una pubblicazione clandestina. La stampata di Andrej ha fatto giri incredibili, a tal punto che dei giornali d’opposizione fecero delle recensioni. Si aprì anche una piccola discussione. Molte donne – alcune tra l’altro mi scrissero – sostenevano che non era possibile che un’italiana parlasse come una di loro. Poi un giorno ricevetti una mail da una giovane docente dell’Università di Kiev, Aleksandra Rekut, che mi raccontava d’aver letto il mio libro all’istituto di cultura italiano. Voleva farci una tesi. Io, che all’epoca vivevo stabilmente in Francia, le spiegai che non ero un’autrice da tesi. Dunque le diedi una mano a conoscere le scrittrici contemporanee. L’estate scorsa l’ho anche invitata a venire da me in Umbria: infatti ha lavorato alla tesi anche con l’aiuto di amici scrittori come Giulio Mozzi e Sandra Petrignani. Ma Aleksandra ha la testa dura. Aveva deciso che il romanzo doveva essere pubblicato in Ucraina. Ce l’ha fatta!

Pensi che la pubblicazione in Ucraina del tuo romanzo possa aprire le porte ad altre traduzioni di autori italiani? Hai notato un interesse di quel Paese verso la nostra cultura?

Spero di sì, anche se saranno gli autori più bravi di me ad aprire veramente la strada. Io ho raccontato il loro Paese. E sono attualmente l’unica autrice italiana contemporanea tradotta dopo la Aleramo. Ma questi sono scherzi del destino!

C’è un interesse per l’Italia in quanto tale o in quanto parte di un “favoloso Occidente”?

L’Italia e gli italiani sono molto amati. Poi durante la seconda guerra mondiale tanti soldati italiani sono stati ospitati dalle famiglie ucraine […] In Italia c’è poi tutto l’esercito di quelle che chiamano badanti. Ma a parte questo, noi all’estero abbiamo un’immagine straordinaria, che meritiamo solo in parte. Dico questo perché la promozione della nostra cultura contemporanea è ancora limitata rispetto alla grande domanda che c’è.

Sai se altri testi contemporanei “occidentali” sono tradotti in Ucraina?

Una decina di anni fa è stato tradotto Eco. Ora finalmente è stato tradotto, insieme alla sottoscritta, Baricco. Ma si va a rilento. Non ci sono risorse economiche. E i traduttori alla fine dovrebbero lavorare gratis, come è accaduto per il mio libro. Bisogna trovare autori disponibili e così via. Insomma non è facile.

Non sono molti gli scrittori italiani che hanno la possibilità di vedere le proprie opere tradotte. Che effetto ti ha fatto?

In questi anni qualche mio articolo è stato tradotto in Francese, che però è per me una lingua familiare. In cirillico è diverso. E poi la grande emozione è nell’idea che la lingua ucraina sta rinascendo. Durante il regime comunista la lingua ufficiale era il russo. Dunque è un’emozione ancora più forte. Mi sento di aver dato con una storia ricevendo in cambio un privilegio straordinario. Gli angeli, evidentemente, sono presenti in questo percorso. Matrioska, oggi pubblicato nella loro lingua, è on line integralmente sul sito Internet della rivista, per dare la possibilità a tutti di leggerlo; mi sa di miracolo. I piccoli miracoli che la sensibilità e la scrittura insieme possono compiere. È accaduto […]

La pubblicazione di un romanzo come il tuo potrebbe essere un segnale che una parte del Paese ex sovietico voglia partire da uno sguardo sul passato recente per “voltare pagina”?

Lo spero; del resto l’Ucraina con la “rivoluzione arancione” ha scelto di cambiare, di voltare pagina. Spero solo che questo cambiamento favorisca il recupero dell’identità culturale che poi è alla base di una vera e propria rinascita che non può essere legata soltanto alla questione economica che rischierebbe di limitare il processo di cambiamento.

Sai qualcosa della narrativa contemporanea ucraina?

In Ucraina è molto diffusa la narrativa del genere “rosa” o noir americana. Piccoli libri a costi accessibili. Il problema è economico ovviamente. E anche politico, ora spero cambi qualcosa.

Classica domanda conclusiva: progetti?

Scrivere. Non sui giornali. Ho scritto un romanzo e sono incerca di un editore, cosa complicatissima per me che sono veramente incapace di “promuovermi”. Intanto sto lavorando a una storia ambientata a Roma vedremo che ne uscirà…

L’importante è restare vivi!”

Link

www.tulliopironti.it

Per acquistare Matrioska presso la libreria online “Webster”, partner di “Liber Liber”:

http://www.webster.it/BIT/8879372416/ASI/337441