cover Educazione sostenibileChe il sistema sociale odierno sia malato e manchi di regole non è solo una impressione che può lasciare spazio ad indagini di varia natura ma anzi, oramai è da considerarsi una realtà tra le più inquietanti. Assistere a bisogni umani negati da conflitti sociali sconcertanti sino ai limiti della drammaticità è diventata consuetudine.

Ma il problema sta proprio forse in quei limiti; Siamo pronti ad accettare di non avere regole? Che prospettiva di vita può avere un sistema sociale che ripetutamente tende a non accettare regole educative e che soprattutto sembra incapace di riformulare le esistenti in ragione di uno sviluppo futuro? Gli episodi innumerevoli di frantumazione delle regole dei rapporti sociali sia della scuola che dei rapporti interpersonali in genere propongono alcune riflessioni che devono essere propositive per un cambiamento.

Questo lavoro di Sterling co-direttore del Bureau for Environmental Education and Training, BEET (ufficio per l’Educazione e Formazione Ambientale), finalmente tradotto per la versione italiana indaga il pensiero sistemico, ecologico, la pedagogia e la sostenibilità.

E’ la riformulazione del ruolo sociale stesso dell’educazione in discussione: l’idea di apprendimento come valore primario non solo, come è accaduto negli ultimi decenni, sacrificabile al solo tecnicismo come se l’educazione dovesse fare solo l’interesse del mondo produttivo, o meglio di un unico modo di produrre consumo. Un apprendimento, quindi finalizzato alla sua forma passiva di strumento meccanicistico e di tipo manageriale, una sorta di stimolatore a senso unico verso quei fattori di competitività, centralità, standardizzazione e tecnologizzazione.

Il dibattito che Sterling inserisce in questa visione di cose è quello sulla repressione delle matrici umanistiche ed artistiche dalle forme educative, date in se nel valore proprio di funzioni stesse dell’educazione oggi ben più sacrificabili rispetto alle funzioni più propriamente professionali e di impiego. In merito a questo dunque ci verrebbe da dire che l’arte non è esattamente funzionale al sistema di consumo imperante? Si è vero; in più alcune forme di educazione all’arte ed allo stimolo visivo pur realizzandosi come processo formativo si «piegano» sempre a creare operatori educati a generare ed incrementare, e quindi a gestire l’arte e gli stimoli visivi e sensoriali, per «indurre» al consumo la dove l’arte diventa non occasione di riflessione per un cambiamento innovante che l’individuo può generare nel mondo e nella collettività ma strumento per l’impiego al servizio dell’industria dello spettacolo, della moda, della grafica pubblicitaria.

L’analisi di questa come altre deficienze nell’educare oggi, pone Sterling a riformulare un sistema educativo che parta non più dal paradigma della dominazione umana sul mondo intero, ricollocando la necessità del paradigma che < >

Sterling si auspica un ritorno ad una formula educativa che rinunci alla omologazione nozionistica e semplicistica al solo scopo dell’utilizzo produttivo, ma si faccia carico del luogo e della tradizione in cui il processo educativo si compie. In poche parole occorre che l’uomo di domani sappia in modo aperto e partecipativo comprendere e operare per lo sviluppo del territorio in cui agisce e di cui è parte integrante.

È la critica all’apprendimento meccanico parte di un modello centralista e insostenibile in favore della stimolazione dell’intuito, della riflessione, della creatività, dell’arte del modello sostenibile.

La volontà di riappropriarsi del potere delle parole, ampiamente sostituite e mortificate dal linguaggio semplicistico manageriale; la necessità di includere in un curricolo nozioni di biodiversità, di equità sociale; formare generazioni non più educate a competere e consumare ma a prendersi cura di se stessi e conservarsi vuol dire per Sterling ripartire dalle funzioni dell’educazione.

Se l’educazione deve svolgere funzioni di riconoscimento di se stessi in una comunità e quindi di integrazione sociale, come di formazione professionale ad un mestiere, è pur vero che deve svolgere in se funzioni altrettanto importanti di sviluppo delle potenzialità dell’individuo e di incoraggiamento per diventare attore interprete e partecipe dei cambiamenti futuri e della trasformazione della propria società. Da queste «ultime» funzioni liberali e trasformative, oggi sopravvissute più nella retorica che nella pratica dei fatti si deve ripartire per una educazione sostenibile per una società che rinunci a «sopravvivere» ma continui per «vivere».