(voce di SopraPensiero)

 

Quattro anziani e un barista scorbutico, ma dotato di un acume invidiabile, sono gli investigatori di sei storie noir condite da situazioni esilaranti. Stiamo parlando dei protagonisti dell’opera di Marco Malvaldi «Sei casi al BarLume» (Sellerio, Palermo, 2016), raccolta di racconti usciti in precedenza su varie antologie, con i personaggi dei romanzi dello scrittore pisano abituati a muoversi tra delitti e partite di carte e di biliardo. A Malvaldi si deve anche una versione televisiva della serie realizzata nel 2013, mandata in onda su Sky e di recente riproposta da TV 8, con la partecipazione di Alessandro Benvenuti nel ruolo di Emo Bandinelli, un membro del gruppo BarLume.

Cinque storie sono caratterizzate dai classici omicidi, mentre nella sesta, che in realtà è la prima della raccolta, si affronta il tema ecologico. Nei dialoghi emerge il dialetto toscano con le sue espressioni colorite e a volte un po’ volgari, che però rivelano la spontaneità dei vecchietti di Malvaldi, sempre pronti a lamentarsi di chi governa o degli insensati comportamenti delle persone, curiosi ma anche estremamente critici verso ogni novità. Eppure malgrado la loro mentalità da provinciali, gli avventori del BarLume, proprio spinti dalla loro curiosità che sconfina nella brutta abitudine di non volersi mai fare gli affari propri, rivelano doti investigative che consentono loro di raccogliere gli indizi fondamentali.

Il messaggio è chiaro: si vuole valorizzare la cultura popolare o, tantomeno, la semplice intuizione che è una dote impossibile da insegnare, o la si possiede o non c’è niente da fare. Malvaldi ha interesse anche a rivalutare il ruolo dell’anziano, che appare rompiscatole e brontolone, ma mai inutile, pronto a dare fino in fondo il suo contributo alla società.

Raccogliere gli indizi e le intuizioni degli scaltri vecchietti è compito di Massimo Viviani, nipote di uno di loro e gestore del BarLume. Laureato ma costretto a svolgere il lavoro di barista, il trentenne rispetto ai suoi assistenti dimostra doti di analisi dei fatti avanzate, che di volta in volta gli consentono di giungere alla soluzione del caso senza spostarsi dal suo bancone. Da un lato si lamenta del comportamento invadente dei suoi clienti stagionati, dall’altro li sfrutta per avere da loro le informazioni essenziali. La sua personalità ha un altro aspetto controverso. Il suo carattere scorbutico, come spiega il nonno ad Alice, il nuovo commissario, non è altro che una continua ricerca di amicizia e di affetto, calore che da piccolo gli è venuto meno a causa della lontananza della madre impegnata nel suo lavoro di architetto.

Il primo racconto «L’esperienza fa la differenza» è un giallo senza omicidi, ma con un mistero legato alla pulizia della città. La società che gestisce lo smaltimento dei rifiuti a Pineta, località marittima livornese dove si trova il BarLume, decide di stabilire tempi più lunghi per il ritiro dei rifiuti organici. Immancabilmente i detective di Massimo esternano il loro dissenso per il servizio sempre più scadente, che costringe le famiglie a conservare i resti dei loro pranzi per alcuni giorni, con i relativi disagi anche in termini di odori nauseabondi. Ma nei dintorni qualcuno decide di iniziare una protesta ben più aggressiva delle semplici lamentale, che sul momento finisce per costituire un disagio non solo per gli operatori ecologici, ma anche per la popolazione. Ogni volta che compaiono a sera i bidoncini dell’organico ai cancelli delle abitazioni, durante la notte vengono svuotati e i resti dispersi lungo le strade.

Con il secondo racconto, «Il capodanno del cinghiale», appare il primo omicidio. Il brigadiere Bernazzani è alle prese con un’allegra combriccola di buontemponi, che nel Battistero di Pisa ha trovato il cadavere di una donna di nome Marianna Osservatore. Massimo fa parte del gruppo, i cui membri, tutti rigorosamente ubriachi fradici, si erano travestiti da monaci per festeggiare il Capodanno Pisano, che per consuetudine casca il 25 marzo con la ricorrenza dell’Annunciazione, e dopo il pranzo avevano deciso di fare una capatina in Piazza dei Miracoli. Il loro scopo era liberare anzitempo un compagno dalla promessa fatta alla moglie di non bere fino a Capodanno, chiaramente quello ufficiale del 31 dicembre, ma secondo gli amici di Viviani poteva andare bene anche la ricorrenza pisana. Condotta la combriccola al completo in caserma per l’omicidio della Osservatore, è compito di Massimo fornire le informazioni per scoprire l’assassino.

In «Azione e reazione», dopo una lunga e produttiva discussione, per quanto possibile, sulla sigaretta elettronica al BarLume, i vecchietti si trovano a indagare sulla morte di un ricco turista russo, ucciso durante un soggiorno a Pineta. La vittima aveva consumato varie cene al ristorante di Aldo, uno degli anziani protagonisti, sfoggiando tutta la sua arroganza con i camerieri e con il proprietario. Quest’ultimo di fronte agli amici ammette che non riusciva più a sopportarlo. Le indagini ufficialmente vengono portate avanti dal commissario Fusco, già apparso nel primo racconto, notevolmente infastidito dagli inviati del BarLume, che da buoni ficcanaso si spingono a disturbarlo anche nel suo ufficio e non nascondono i loro dissensi per i suoi metodi. Ma come al solito la loro invadenza alla fine produrrà effetti positivi per la soluzione del caso.

Ne «La tombola dei troiai» la vittima è un farmacista che, nel tempo libero, svolgeva la spiacevole professione dello strozzino. Nella storia si crea un intreccio nel passaggio dei regali, prima portati alla tombola del parroco di Pineta dalle persone che vogliono disfarsi di oggetti ricevuti da amici e parenti per loro inutili o semplicemente brutti, poi rifilati ai malcapitati che in realtà sono gli stessi donatori ansiosi di ricevere un regolo migliore. Tre persone prima sono andate in farmacia e poi alla tombola, una di queste ha sfruttato l’occasione per disfarsi dell’arma del delitto.

In «Costumi da tutto il mondo» Alice, nuovo commissario che sostituisce Fusco, si fa raccontare dai vecchietti, estasiati di collaborare con una donna che palesa simpatia nei loro confronti, una vicenda avvenuta a Pineta quando erano ancora abbastanza giovani. Il protagonista della storia è Massimo bambino travestito per Carnevale da Zorro. A lui i ficcanaso avevano dato il compito di smascherare un maresciallo dei carabinieri disonesto, che chiedeva ai proprietari delle bancarelle allestite in occasione della festa in maschera il pizzo per avere i posti migliori. Il piccolo doveva raggirare il tutore della legge sfruttando la sua aria innocente.

La raccolta si chiude con il racconto «Aria di montagna», avventura noir che vede i vecchietti collaboratori di Alice e di Massimo operare in trasferta, sulle montagne di Corvara, dove in un supermarket viene trovato il cadavere di una commessa. Da Pineta la commissaria e il suo perspicace amico (forse futuro amante) non tardano a scoprire le origini livornesi della vittima e a dare le direttive ai quattro detective in incognito per reperire gli indizi necessari alla soluzione del caso.