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Federigo Enriques, storico e filosofo della scienza italiano, tratta nel suo articolo “La geometria non-euclidea e i presupposti filosofici della teoria della relatività” la “teoria della relatività” einsteiniana, proprio quest’ultima ha espresso una crisi sviluppatasi per lungo tempo nel pensiero filosofico circa i concetti guida in ambito scientifico. In tale contesto la rivoluzione einsteiniana deve essere considerata come il frutto maturato di una critica diretta alla scienza moderna. Nel corso del suo sviluppo numerose contraddizioni e differenze sono state riscontrate ed esse ineriscono al pensiero stesso, da ciò ne consegue una rivalutazione e revisione di alcuni presupposti filosofici che erano stati convenzionalmente accettati e reputati provvisori; tuttavia senza un’analisi euristica sufficiente. Alla fine tali presupposti sembravano essere giustificati soltanto dai risultati della dottrina newtoniana.
L’autore suddetto menziona i concetti di tempo, spazio e moto e i problemi che vi fanno riferimento. Non si può non fare ovvio riferimento a Galilei e Newton, seguaci e sostenitori del pensiero che a Democrito di Abdera faceva capo, e che conferivano al moto un significato assoluto a dispetto dello spazio, proprio all’opposto di ciò che è teorizzato nella relatività di Einstein, e che vantava già precedentemente degli insigni fautori, tra i quali Parmenide di Elea, Leibniz e Descartes. Si affermava che il moto di un corpuscolo, sul quale non agivano forze, fosse rettilineo ed uniforme (principio d’inerzia), e che tali forze agissero esclusivamente come delle cause acceleratrici di quest’ultimo. E’ storicamente noto che la fisica newtoniana ebbe la meglio su quella leibniziana e cartesiana. Solamente in un secondo momento fu riconosciuta l’impossibilità di dare un senso alla positività del moto assoluto e di poterlo definitivamente ammettere.
Un elemento innovativo che ha reso possibile un tale progresso è il concetto filosofico manifestatosi con la geometria non-euclidea, e la prospettiva che le diverse scienze (fisiche, geometriche, meccaniche), dal cui insieme risulta l’ordine della teoria scientifica, non posseggano né un significato né un’esistenza di per sé, ma che fossero presenti solo nella loro sintesi. Tutto ciò implica una nuova considerazione della scienza, riguardante l’esigenza di un sapere concreto. La geometria non-euclidea, ponendo una questione che non può essere risolta in sede prettamente ed unicamente geometrica, reputa la fisica come estensione della geometria stessa, e a sua volta la geometria come propria parte integrante. Enriques, concludendo, fa notare che la teoria della relatività, che ha sconvolto le ordinarie intuizioni spazio-temporali, ha ripagato il sacrificio con una scienza che risponde meglio ai criteri mentali che regolano la costruzione scientifica.
Immagine in evidenza: «busto di Galileo Galilei».