Li ripercorriamo con Emanuele Montagna, con spunti di riflessioni sul valore formativo del metodo Stanislavskij-Strasberg

 Tra le scuole di recitazione italiane ispirate al metodo Stanislavskij-Strasberg, la Scuola di Teatro Colli di Bologna, è una della più longeve. Abbiamo quindi intervistato in merito il fondatore e direttore artistico, Emanuele Montagna.

Partiamo dall’anno di fondazione della scuola, il 1980. Cosa ricordi di quel periodo e del clima culturale? Cosa è cambiato rispetto ad oggi in meglio e in peggio?

E.M.: “Il 1980 è un anno molto triste per Bologna. A pochi mesi dall’attentato terroristico del 2 agosto, che dilaniò la stazione e si portò via tante vite, aprivo la Scuola di Teatro Colli su suggerimento della signora Giovanna Bonani, allora presidente del Quartiere Colli, dal quale appunto la scuola prese il nome. Ricordo perfettamente la prima lezione nella Casa dell’Angelo di via San Mamolo 24. Ero da solo ad insegnare e mi barcamenavo fra Vocalità, Movimento Espressivo e Tecnica Immedesimativa. Ero intriso di teorie stanislavskijiane e strasbergiane che avevo appreso in vari laboratori anche all’estero ed ero forte degli insegnamenti ricevuti dalla signora Ghilka Matteuzzi, mia prima docente di Teatro nell’Accademia d’Arte Drammatica dell’Antoniano qui a Bologna. Il clima politico del tempo era quello di un Pci che governava con grandi maggioranze, nel momento stesso in cui io cercavo di propugnare le mie idee liberali divulgando concetti di libertà, fraternità ed uguaglianza. Gli stessi della Rivoluzione francese! Tu mi chiedi cosa sia cambiato rispetto ad oggi? Per quello che mi riguarda personalmente ho sempre continuato ad ispirarmi a quei principi rivoluzionari di cui parlavo poc’anzi. Per quanto riguarda invece il lavoro, dopo 45 anni, noto e osservo da vicino il profondo senso di disagio giovanile che 45 anni fa, o anche soltanto 20 anni fa, non era così pressante. Le famiglie non impartiscono più determinati valori ai propri figli, soprattutto l’umiltà. La televisione, a parte alcuni rari casi, mette in onda soltanto spazzatura. I social hanno fatto nascere e sviluppare una grande saccenteria che mal si adegua ai principi basilari di un attore/attrice. Eppure, anche in questo desolante panorama, ci sono alcuni casi di giovani allievi che smentiscono puntualmente questi assunti, e sono proprio questi ultimi che vanno avanti con determinazione e serio professionismo. Molti di loro cerco di inserirli nelle mie produzioni artistiche dando il “” all’inizio della loro carriera.

E poi… il Covid!… che ha fatto letteralmente saltare il banco in tutti i settori, compreso quello della formazione culturale/attoriale. Limitandomi a quest’ultimo, ho visto scomparire sotto i miei occhi tante Associazioni che non riuscivano più a tenere la rotta su un mare di disagi economico-sociali che impedivano di fatto il prosieguo della loro attività. Ho tenuto duro immettendo capitali personali all’interno dell’Associazione Scuola di Teatro Colli, cercando di far fronte con lezioni in remoto e simili diavolerie che con il Teatro non hanno nulla a che fare. Ovviamente ho chiesto aiuto allo Stato e alla Pubblica Amministrazione, ma ottenendo risposte inadeguate. Il primo ha risposto con un obolo caritatevole che corrispondeva più o meno ad una goccia nell’oceano. L’Amministrazione comunale, poi, dopo vari incontri e tante promesse, a tutt’oggi ci ha negato qualunque sostegno economico. Il mio augurio: confido nella lungimiranza culturale di chi ha realmente a cuore la Cultura e possa più equamente distribuire quelle risorse necessarie non ad un arricchimento economico, bensì ad un arricchimento culturale dopo 45 anni durante i quali la Scuola di Teatro Colli ha accolto generazioni di studenti provenienti da ogni parte d’Italia”.

Emanuele Montagna- Photocredit Gino Rosa

La tua scuola è fondata sul metodo Stanislavskij-Strasberg che tu hai appreso studiando con docenti dell’Actor’s Studio. Puoi descrivere in sintesi i principi di questo metodo e quali sono secondo te i punti di forza rispetto ad altre scuole di recitazione?

E.M.: “Come spesso mi capita di affermare, io non credo di aver scelto questo metodo, ma piuttosto credo sia stato il Metodo a scegliere me. Sin dal primo momento in cui sentii parlare del Metodo Actor’s Studio, compresi che questa era la strada che avrei dovuto intraprendere e seguire per tutto il corso della mia vita artistica. I miei modelli, sin da allora, erano Marlon Brando, Al Pacino, Dustin Hoffman, Meryl Streep, Harvey Keitel e tanti altri, che dal grande schermo dei vari cinema che frequentavo mi impartivano gratuite lezioni sul meccanismo immedesimativo dell’Attore nel Personaggio. Ho compreso che non era l’Attore ad entrare nel Personaggio, bensì il Personaggio ad entrare nell’Attore, invadendolo antropologicamente e fornendo voce, corpo e anima. Per quanto riguarda le altre scuole di recitazione, tranne le grandi Scuole, mi rendo conto che spesso non utilizzano un metodo, e questo è un grave errore. Sia che si parli di Stanislavskij, sia che si parli di Strasberg, sia che si parli di Meisner, sia che si parli di Brecht, sia che si parli di Grotowski, sia che si parli di Čechov … L’allievo deve seguire un Metodo avendo la possibilità di scegliere quello che maggiormente si confà alla propria personalità. Una mia cara amica e collega, Alessandra Cortesi, afferma che ci sono tanti metodi come esistono tante cucine; non è detto che la dieta mediterranea sia la migliore!”.

Nel 1997 è nato il centro di produzione Gruppo Teatro Colli di cui tu sei Direttore artistico. Quali sono stati gli step principali e verso quali tipi di produzione vi siete orientati e perché?

E.M.: “Il Gruppo Teatro Colli nasce per esprimere una connotazione da compagnia teatrale a quei progetti artistici che si erano sviluppati all’interno della Scuola Colli. È nato proprio in occasione della mia nomina a Direttore Artistico del festival La Musica in Scena (a Marzabotto e Crespellano). Negli anni ho sempre tentato di dare spazio a personaggi realmente esistiti, cercando di ricostruire le loro anime attraverso le loro biografie. Sono nati personaggi come Padre Marella, Andrea Costa, Galileo Galilei, Fausto Coppi, Marco Pantani, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giacomo Casanova, Targhini e Montanari, Ugo Bassi, Giuseppe Garibaldi, Marilyn Monroe, Sacco e Vanzetti… e il mio mito, Giordano Bruno, che proprio quest’anno rivedrà la luce in una mia ennesima rivisitazione del nolano e della sua idea di libertà. Esattamente questo avverrà il 30 aprile 2025 al Teatro Dehon di Bologna. Con me sul palco due bravissime ex allieve (Asia Galeotti e Martina Valentini Marinaz) e tre giovani allievi dell’attuale secondo anno (Francesco Bianco, Alessia Nafi e Anna Signorini).

Parliamo ora del rapporto tra musica e teatro con particolare riferimento al festival andato in scena dal 1997 al 2004, La musica in scena-Festival di Teatro in Musica

E.M.: “Sempre ispirando la mia vita artistica alla straordinaria epopea di Carmelo Bene, ritengo quanto mai valido l’insegnamento della mia prima insegnante Ghilka Matteuzzi, secondo la quale leggere un copione teatrale è come leggere uno spartito musicale. La musicalità della prosa è parte integrante della recitazione moderna. Ritengo che una buona cultura musicale costituisca un ottimo supporto interpretativo a prescindere dal genere teatrale che stiamo portando in scena. Se all’interno del periodare manca il Ritmo, manca l’anima del Personaggio. A tal proposito, sempre Stanislavskij fa una differenza fra il Ritmo interno (il sentimento) e il Ritmo esterno (la costruzione grammaticale della frase). Con La Musica in Scena, durante quegli otto anni di Direzione Artistica, ho sempre cercato di coniugare sia nei miei spettacoli che in quelli ospitati questo concetto elementare e profondo intrinseco nella cultura teatrale contemporanea. Sono sempre partito dal concetto di melologo (il recitar cantando), nel quale Carmelo Bene eccelleva in tutta la sua genialità. Quando porti in scena i drammi di Euripide (che scriveva in versi) si ha la possibilità di utilizzare anche musiche contemporanee che avvicinano lo spettatore all’estetica del grande tragediografo del V secolo a.C. allo spettatore dei nostri giorni. In questa occasione, nelle necropoli etrusca di Marzabotto, ho potuto riscontrare il perfetto pendant fra Ecuba e Tom Waits, fra Medea e René Aubry, fra Ercole e Compay Segundo, eccetera.

 

Veniamo ora alle collaborazioni. Cosa ci puoi raccontare?

Il compositore Franco Eco al Festival di Cannes Photocredit Wikipedia

E.M: “Fra i miei collaboratori artistici più coinvolgenti, cito per esempio il drammaturgo Andrea Maioli (Sla: Un calcio alla malattia, Marco Pantani: Storia di un linciaggio, Intervista a Padre Marella); il compositore Franco Eco, mio ex allievo (Dante Concert); Fabrizio Festa, autore delle musiche di Twin Towers: Una storia d’amore; il produttore ed ex allievo Alessandro Leo, titolare della casa di produzione cinematografica Aleo Film; e da ultimo un nuovo collaboratore, il magistrato Dino Petralia, che proprio in questi giorni sta scrivendo Le nostre prigioni, il mio prossimo recital sugli infiniti suicidi nelle carceri italiane, in scena la prossima estate”.

 

Ed ora i riconoscimenti, sia alla tua scuola di recitazione, sia ai tuoi allievi, molti dei quali entrati a pieno titolo nel mondo dello spettacolo…

E.M.: “Innumerevoli i riconoscimenti che ho condiviso con la mia Scuola in questi anni: il Premio Carlo Goldoni a Venezia; il Premio Internazionale Rodolfo Valentino; il Premio Wanda Capodaglio, assegnato ad Anna Alimenti nel 1987 e nel 2023 ad Asia Galeotti (seconda classificata). Ed infine, nel gennaio di quest’anno, l’assegnazione del titolo di Commendatore della Repubblica Italiana alla mia persona da parte del Presidente Sergio Mattarella per l’attività di attore, regista e docente. Sarebbe impossibile citare tutti quei ragazzi che hanno cominciato nella Scuola Colli e che poi hanno avviato serie carriere professionali. Come dico ancora oggi, dopo 45 anni, il merito non è mio. Io sono un semplice maestro di scuola elementare: se arrivano alla laurea, il merito è tutto loro. Sanno però che qui, in via Castiglione 24, nella loro Scuola, la mia porta è sempre aperta per un suggerimento o un incoraggiamento ulteriore”.

Cover: Emanuele Montagna – Photocredit Gino Rosa